“Che non si muove” è un famoso romanzo di Andrea De Carlo, pubblicato nel 1990. Attraverso la narrazione di un gruppo di amici che si ritrovano a vent’anni di distanza per assistere al matrimonio di uno di loro, il libro racconta la vita, le scelte, i desideri e i rimpianti dei protagonisti.
La trama si svolge interamente in una villa toscana, dove il gruppo di amici trascorre un fine settimana incerto e nostalgico. Le dinamiche tra i personaggi, le loro storie d’amore e gli snodi cruciali che hanno cambiato le loro vite vengono ricostruiti attraverso i lungometraggi emotivi e un’attenzione ai dettagli che rende il romanzo un grandissimo affresco generazionale.
Il titolo “Che non si muove” è un chiaro riferimento alla condizione esistenziale dei protagonisti, che si trovano ad una svolta della loro vita ma che si sentono bloccati, incapaci di muoversi verso un futuro incerto. L’immobilità dei personaggi, sia fisica che mentale, diventa metafora della condizione umana contemporanea, resa fragile dalla precarietà dei rapporti sociali.
De Carlo scrive una prosa fluida e avvolgente, imprecisa e sfuggente come le emozioni dei personaggi. Il suo stile si avvicina alla macchina da presa, che coglie gesti, sguardi, particolari e fraseggi, permettendo al lettore di immergersi nella vita dei protagonisti. La scelta di ambientare l’intera vicenda in un fine settimana, senza spostarsi dalla villa, non scade mai nella noia, grazie alla struttura narrativa che lo priva degli eccessi e si concentra sui momenti più significativi.
In “Che non si muove” emerge la dificoltà di rapportarsi con la realtà, la necessità di trovare una risposta adeguata ai percorsi della propria vita. I personaggi cercano disperatamente di trovare una fuga da una realtà difficile e drammatica, appoggiandosi alle nostalgie del passato o alle droghe. Tuttavia, il libro non dà risposte definitive, lasciando il lettore a fare la propria personale interpretazione.
Alla fine del romanzo, i personaggi si allontanano di nuovo, ma questa volta, invece di lasciarsi sfuggire, si lasciano andare, consapevoli di aver fatto del loro meglio e pronti a riprendere il cammino. In questo senso, il libro è una riflessione sulla natura del tempo, sulle scelte che fanno a noi e che noi facciamo a loro.
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